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Contributi alla proposta Incentivare la produzione locale

Potremmo potenziare il nostro sistema produttivo agroalimentare, attraverso la creazione di imprese agricole e zootecniche estensive, ed innalzare la quota produttiva regionale sino ad un 50 per cento del nostro fabbisogno alimentare (oltre 900 milioni di euro di produzione lorda vendibili).
La realizzazione di un simile piano di riqualificazione e potenziamento del nostro sistema produttivo potrebbe rilanciare l'intero sistema socio-economico regionale, assorbendo i devastanti effetti prodotti dal ridimensionamento del sistema industriale regionale attraverso un processo di orientamento del sistema economico locale verso lo sviluppo dei valori identitari della nostra terra.
Il sistema politico dovrebbe tracciare con chiarezza e decisione questo percorso verso un cambiamento strutturale del nostro sistema produttivo, senza ricadere nei soliti problemi di erogazione di investimenti a pioggia privi di programmi di orientamento, di misurazione dei risultati attesi e, soprattutto, di obbiettivi chiari e definiti.

In sintesi: se ogni famiglia sarda raddoppiasse la spesa dei prodotti sardi, a discapito di quelli extraregionali, ci sarebbe una iniezione di danaro verso le imprese sarde di quasi un miliardo di euro con la creazione di altre 70.000 nuovi posti di lavoro.
Il valore della produzione agricola sarda è pari a 1.577.000.000 di euro
La produzione agricola è sviluppata da 60.681 imprese con 119.305 addetti (coltivatori diretti e manodopera esterna)
Il sistema produttivo sardo copre appena il 28 per cento del fabbisogno alimentare regionale.
Rispetto al totale delle produzioni alimentari vendute dalla grande distribuzione regionale le produzioni locali non superano una quota media tra il 28 per cento e il 30 per cento.
Il paniere medio della spesa alimentare regionale è composto per il 70 per cento circa da produzioni deperibili che, pur facendo parte della nostra cultura produttiva vengono in larga parte prodotte da aziende extraregionali (le principali categorie merceologiche che concorrono alla composizione dei consumi alimentari sono: 22 per cento carni, 18.9 per cento panificati, 17,2 per cento frutta e verdura, 12 per cento latte-formaggi-uova, 8 per cento produzioni ittiche)
più che una proposta è un trattato, se credi - ho chiesto di redigerla con te - giusto per plasmarla come richiede Airesis
Fervascom ti consigli di seguire i capitoli di Airesis per la redazione altrimenti se passi il quorum alle elezioni i progamma si incasina perche trova i campi vuoti
E' un trattato.....penso che le proposte devono essere più schematizzate e puntualizzate ad esempio " incentivazione della filiera corta in tutta la Sardegna prediligendo il mercato locale sardo in primis e il surplus per l'esportazione "
Confisca dei terreni incolti ed abbandonati che passerebbero sotto la proprietà e gestione dell'Assessorato all'Agricoltura ed affidati a cooperative con prelazione a favore delle cooperative composte da agricoltori residenti nei pressi dei fondi.
nonè con la forza che si ottengono i risultati, la confisca sarebbe un boomerang . io non approvo
Non è possibile inserire contributi in questo testo, se credi ti chiedo di contribuire e vediamo di riscriverla
È interessante il discorso. Si potrebbe approfondire e schematizzare meglio?
questo discorso l'ho già sentito da qualche parte...comunque valido
Amici per rendere utili e spendibili le proposte, si richiede , a me per primo, contributi migliorativi ed elaborazioni della proposta iniziale per farla crescere, non aggettivi per celebrarla o avversarla.
La proposta rientra tra quelle più importanti per il rilancio economico della nostra isola.Leggo tra le righe della stessa,il delirio politico che ha portato la Sardegna ad un punto di non ritorno.Ma,sarebbe giunta l'ora di dire in modo elementare come stanno le cose sul versante agro alimentare.Facciamo dei piccoli esempi.La filiera dell'ortofrutta,prevedeva negli anni settanta ,ottanta e inizi del novanta,la presenza di tre figure,il contadino(produttore)il grossista(operatore dei mercati all'ingrosso) e il commerciante(titolare di piccola attività ma di alta qualità).Queste figure costituivano un segmento di notevole dimensione nel panorama ortofrutticolo.Cosa è successo? Cosa ha fatto allontanare dai campi i nostri conterranei?Cosa ha fatto crollare i nostri mercati?Cosa ha fatto chiudere i piccoli negozi? L'avvento sul nostro territorio di quei mostri chiamati centri commerciali, avvallati da una classe politica clientelare la quale ha lasciato che costoro potessero agire dal punto di vista merceologico in maniera indiscriminata,creandosi all'interno delle piattaforme di approvvigionamento(in questo caso ortofrutticolo)le quali tutto hanno fatto tranne quello di prendere in considerazione la nostra filiera.Risultato, desertificazione delle nostre terre,crollo dei mercati all'ingrosso, chiusura dei piccoli negozi e ultima cosa da non sotto valutare qualità del prodotto decisamente inferiore.Stesso discorso dicasi per la pastorizia,assistiamo ormai da anni a un declino di questo settore con operatori vessati continuamente dalle politiche sia regionali,nazionali e europee..Alla luce di quanto descritto è ovvio,che abbiamo bisogno di un cambio di rotta,urge redigere un master plan che abbracci l'agricoltura e la pastorizia e li collochino là dove essi meritano di stare ossia nell'olimpo dell'economia prima di tutto sarda e poi internazionale.
Assieme all' agricoltura ed alla pastorizia implementerei pure la pésca,altra grossa risorsa sarda.Se le leggi lo consentono,è opportuno creare un sistema che stimoli il consumo e quindi la creazione di risorse locali, costringendo le grandi catene alimentari presenti sull'isola,la vendita di prodotti nostrani.Questo può avvenire tassando le merci alimentari non sarde e con gli introiti da essi ricavati,creare un fondo che aiuti economicamente le diverse cattegorie ad immettere sul nostro mercato un prodotto economicamente vantaggioso e qualitativamente insuperabile.
affiancare fattorie sociali, alle attività di agricoltura
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