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Contributi alla proposta Regolamentare la presenza della grande distribuzione

Il progresso non si può ne fermare ne regolamentare: l'unica vera soluzione è la liberalizzazione e il controllo del corretto comportamento, anche nella mia attività i grandi gruppi la stanno facendo da padrone, ma e la logica dell'evoluzione.
Il sistema delle licenze e dei permessi, delle concessioni e del controllo del territorio ha fallito miseramente, tanto sappiamo che poi i grandi gruppi "comprano" i permessi e chi li concede, con i risultati che tutti conosciamo.
Se si vuole veramente favorire la piccola distribuzione e il KM 0 allora bisogna deregolamentare e semplificare aumentando le informazioni per i consumatori. E se proprio vuoi favorire il piccolo allora detassa fino a un certo reddito e la grande distribuzione sarà impossibilitata a fagocitarlo.
Credo che il futuro sia nell'eco solidale e nei gruppi di acquisto, basta con le catene lunghe che vivono sui regolatemi che impediscono al contadino di vendere i suoi prodotti se non alla grande distribuzione, se il suo prodotto è buono lo è sia per il pubblico che per la grande distribuzione, se non lo è idem.
Propongo di tornare alle vecchie abitudini. Esaminare il reinserimento numerale che non ecceda il reale bisogno del rione tenendo conto del fatto che il filone degli affari e della convenienza all'acquisto da parte della popolazione residente si ha quando nelle ragionevoli distanze spazio-temporali vi sono un certo numero di attività collegate nel soddisfacimento delle esigenze di rifornimento alimentare/accessoristico e di servizio. Rideterminazione fiscale legata al reale giro d'affari del negozio legando tutti i fattori (acquisto/vendita, affitto regolamentato, esposizione di rischio capitale e durata di avviamento). Creare una pratica concorrenziale con i centri commerciali calmierando l'indotto produzione/ingrosso che permetta anche ai piccoli commercianti di acquistare a prezzi simili praticati ai grossi gruppi. A livello di sensibilizzazione locale sia sui cittadini e i potenziali commercianti/imprenditori sia su l'amministrazione comunale, creare un tavolo che induca a favorire l'idea ri-innovativa dell'insieme di proposte rivitalizzanti, abbelenti, socio-culturali, di ricaduta occupazionale, acquisti a km zero ecc. tenendo conto del fatto che la situazione lavorativa familare contemporanea impegna sovente tutto il nucleo che non avrebbe la possibilità di spaziare nel giro di acquisti rionali a meno che non vi siano evvidenti convenienze da incernierare su discorsi di servizio mirato, (orari, giornate festive, vivibilità e visibilità). Inoltre in un'ottica di trasparenza che spiazzi l'idea che una volta i commercianti si arricchivano facilmente perché liberi da controlli di sorta, e questo è successo anche con l'ingresso nell'euromoneta, dotare la merci ormai tutte confezionate di collegamento al registratore di cassa che avalli l'uscita monetizzata e documentabile in automatico, ossia entrata meno uscita meno perdite uguale guadagno tassabile ma coerente.
Il limite esiste già, in metri quadrati. Al limite potremmo drasticamente ridurlo ed imporre che i centri commerciali applichino determinati contratti ai propri dipendenti (che sono sottopagati) ed orari più corti (30 ore) escludere le aperture domenicali e imporre che all'interno vi sia un quarto della superficie commerciale che debba ospitare negozi o mercati di prodotti locali.
regole, regole, regole, e poi organi di controllo che costano e non funzionano, regole applicate solo ai piccoli e non ai grandi perché "danno occupazione", ecc...
Deregoliamo, mantenendo soli i controlli sulla qualità e salubrità dei prodotti venduti.
Per il lavoro sono anni che mi batto per il 6X6 a turno fisso. (fai 36 ore con lo stipendi delle 40, niente costi nascosti/ benefit: non mensa, no pause pagate, niente di niente, fai le tue ore (con una pausa per il bagli e il caffè non retribuita), lavorti praticamente 1/2 giornata e poi vai dove vuoi.
Per l'impresa è un affare perché il rendimento nelle prime 6 ore è del 120% rispetto alla media e non ha costi impropri da sostenere (mense, pause pagate, ecc..), con il doppio turno senza straordinari, extra notturni e/o altro sfrutta molto di più gli impianti, e se sei aperto 6 gg alla settimana pioi ben concedere un giorno di riposo a tutti perche si dedichino al riposo o a cose culturali/spirituali.
esatto ma la proporzione deve essere stimata uguale per tutti e non contrattabile
Incentivare la nascita di mercati coperti gestiti direttamente dai produttori di beni alimentari e artigianali locali che in assenza di intermediari potranno offrire prezzi competitivi e contemporaneamente la certezza della provenienza e della qualità dei prodotti.
Sottoscrivo in pieno: non ulteriori regole, ma deregolamentazione e merci a KM o
Una possibilità che non si verifichino aperture di attività senza avere gli strumenti ad hoc esiste ma ovviamente come tutte le cose italiane è meramente amministrativa e lasciata alla discrezionalità dell'interessato: il corso presso la camera di commercio per ottenere l'iscrizione al rec. I criteri dovrebbero cambiare e ovviamente mirare ad una reale formazione che metta in grado gli interessati di comprendere cosa comporta la gestione di un'attività in proprio con tutti gli annessi e connessi.cose lunghe non sempre proponibili ma da sperimentare per non generare dissipazione di risorse umane ed economiche. I criteri di proporzionalità relativi alle aperture di strutture per la grande distribuzione sono dettati dalle amministrazioni locali che più che negare acconsentono anche perchè tali strutture sono caratterizzate da forti investimenti e dinamizzano il mercato. L'unico inconveniente può verificarsi con amministrazioni troppo benevole e compiacenti che nell'incapacità di negare un'autorizzazione permettono insediamenti superiori alle capacità ricettiva compiendo i disastri che conosciamo.
La formazione del nuovo ma anche del vecchio imprenditore è d'obbligo, dovrebbe comunque esistere un tavolo di consultazione continuo dentro l'amministrazione che una volta decisi i parametri vincolino l'amministrazione stessa dal concedere autorizzazioni di convenienza che ben conosciamo. Questo tavolo di supervisori deve essere sia tecnico, fiscale ma anche di una sorta di giurati certificati nella funzione imparziale e comprenderà anche semplici cittadini opinionisti . Ho notato come la semplice partecipazione di attivisti 5 stelle alle riunioni delle commissioni e dei consigli comunali determini una certa prudenza degli amministratori per via dell'effetto fiato sul collo, con ciò intendo solo dire che un tavolo di discussione costante per regolamentare una ripresa di vita dei centri cittadini composto da persone anche esterne all'amministrazione ma che hanno a cuore il tema sarebbe molto positivo.
Il limite proporzionale decente deve essere specificato immediatamente prima che diventi materia di contrattazione. Dico questo perchè con un limite proporzionale al numero degli abitanti di una determinata zona...ebbene di grandi distribuzioni non ne sorgerebbero più. Aiutiamo il commercio al dettaglio, ma facciamo in modo che si avvicinino al commercio al dettaglio persone che hanno avuto un minimo di propedeutica, altrimenti, come sta succedendo, il commercio al dettaglio diventa un terreno pieno...di morti e feriti
Concordo e collego alla mia proposta, anzi, è totalmente dentro.
Stimolare le amministrazioni affinché la costruzione di nuovi quartieri preveda anche la presenza di piccole zone commerciali, dando così la possibilità di una crescita di nuove attività commerciali e artigianali e rendendo i vari quartieri della città, specialmente quelli lontano dai centri storici, relativamente autonomi dai grandi supermercati. E' da valutare anche l'ipotesi di accordi scorretti fra amministrazioni e grandi distribuzioni a favore di quest'ultime costruendo nuove zone residenziali, lontane dai centri storici, senza nemmeno un negozio vicino, obbligando così i cittadini a recarsi ai grandi supermercati.
...l'idea di concentrare i punti di spesa può anche essere accettabile, ma a condizione che le merci vengano tassate in modo protezionistico e messe sul mercato con la filosofia del Kmetri zero. Dobbiamo tener viva la produzione locale.
Sono d'accordo dobbiamo tener viva la produzione locale ma anche pretenderla con le nostre scelte. Non comprando i prodotti di provenienza estera quando possiamo comprare quelli italiani. Di solito la grande distribuzione guarda solo il suo guadagno e non la protezione e promozione dei prodotti locali. Sono spesso i piccoli negozi del quartiere che dispongono anche prodotti locali e promuovono merci a kmetri zero.
...e allora vaffanculo alla grande distribuzione! Qual è la priorità? Rilanciarci? Perfetto! E a chi non va bene così se lo facesse stare bene lo stesso.
Togliamo potere alla grande distribuzione con la creazione di un osservatorio locale su tali attività chiedendo anche alle amministrazioni locali di ufficializzarne il controllo in modo da eliminare gli squilibri posti in essere da tali strutture in particolare il monopolizzare i compensi alla produzione con margini che spesso non si ritrovano sul prezzo alla clientela,
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