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Che nuovo modello di società? Nessuno: un nuovo progetto! di la tua

«La sola differenza reale ed irriducibile tra modello e progetto mi sembra essere questa: un modello è sempre “chiuso”, nel senso che permette di rispondere in modo molto preciso alla domanda “Che faresti in questa o in quella situazione particolare”, che non avrebbe potuto essere precisata nel primo enunciato del modello, necessariamente limitato. La virtù del modello sta nel fatto che esso permette di costruire il discorso con i propri complementi: è uno strumento da campagna elettorale; vi possono essere delle domande impreviste. Non ve ne sono cui non si possa rispondere, evidentemente allargando il modello. Per il progetto avviene esattamente il contrario, contemporaneamente sul piano empirico e su quello teorico: non si può né si vuole rispondere. E questo […] perché il progetto consiste proprio nel dar fiducia a qualcuno o a qualche cosa, a lasciargli, a restituirgli o a dargli infine la sua libertà: non la mia o quella del modello, la sua. »

Olivier Revault d'Allones,1975

Added by roberto marchetto on 11 Nov 2012 at 11:09 PM | Comments (4)
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Tags: alba, progetto
Giancanrlo, ti posso portare l'esempio di Emergency: ha modulalto i propri interventi i diverse parti del mondo, sulla base dei bisogni e delle tradizioni incontrati. Certo, ha affrontato un settore nel proprio impegno. Questo per dire che le persone, dovunque si trovino, possano prendere degli esempi: "impara l'arte e mettila da parte". Ma è solo un esempio!
Ho voluto proporre quest'estratto di Olivier Revault d'Allones, uno tra i maggiori filosofi e sociologi del '68 francese, come stimolo proprio contro i "format" che ci stanno riducendo tutti senza possibilità di scelta, perché le democrazie occidentali, neoliberiste, ci condizionano con altri vincoli, che non sono quelli asiatici o africani. E' solo un carcere diverso, ma è sempre un carcere!
Intanto quelle frasi che tu hai citato precludono al fatto che l'individuo ha il potere di scelta in questa o quella "situazione particolare". Mi domando è questa un'astrazione generale o particolare di un determinato contesto storico, di un determinato luogo geografico, questo potere di scelta a quale strato di popolazione è permesso. Mi spiego se noi ci riferiamo all'india del nord cioè ad un appartenente alle caste di mezzo, non voglio in particolari delle caste, questo sarà riferito principalmente come potere del genitore maschio; mentre nell'india del sud nel kerala in particolare le donne hanno raggiunto un grado di capacità famigliare e quindi di potere e ovviamente di scelta che in altri stati non viè pari.
Quello di cui tu hai proposto probabilmente si riferiva o riferisce al mondo cosiddetto occidentale a cui volutamente non ho fatto riferimento, perché credo che noi quando dobbiamo fare un'astrazione, come è citata da questo sig. Olivier, dobbiamo fare riferimento a tutti i tipi di società che esistono.
Con questo ribadisco che dobbiamo smetterla di pensare o peggio ancora credere che la nostra società occidentale sia la più avanzata. In quanto come società occidentale avendosi liberato dai problemi morali, religiosi,.. abbiamo sviluppato la scienza,tecnica e la tecnologia in modo mille volte superiore a società come quelle islamiche che sono dominate dal credo religioso e quindi dal potere religioso, che sia comunque impersonato da figure propriamente religiose o monarchiche.
In realtà,l'equivoco di base è l'aver messo al centro il lavoro, mentre questo, come il reddito, è soltanto uno strumento! Bisogna distinguere, invece, i beni comuni, nei quali tutti ci dovremmo occupare per alcuni periodi della nostra vita, dai beni e servizi privati.
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Ridefinizione del Patto Sociale
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proposta politica




1) CIO' CHE CI E' SFUGGITO

Due sono le questioni che attendono urgentemente la nostra attenzione:

- l'assenza di un reale Stato di democrazia;
- la mancanza di un moderno sistema lavoro.

Per capire come risolvere entrambi i problemi, occorre prendere coscienza che negli ultimi sei decenni insegnanti e docenti, costituzionalisti e giuristi, ogni figura dello Stato e pubblico dipendente, si sono trovati in forte conflitto d'interessi. Per conservare il privilegio di una eterna impersonificazione del potere o vicinanza ad esso, hanno diffuso una interpretazione della democrazia ridotta ai minimi termini, in cui il coinvolgimento dei cittadini era limitato al solo momento elettorale. Perfino nella sua forma più celebrata, la cosiddetta "democrazia diretta", è stata concepita una partecipazione ristretta al solo ambito delle DECISIONI, omettendo le ben più importanti, onnipotenti ed onnipresenti, MANSIONI pubbliche.



2) CIO' CHE NON DOBBIAMO MANCARE

Affinché la vita inizi a girare per il verso giusto, occorre costruire un sistema lavoro aperto e dinamico, FLUIDO, in cui le attività produttive vengano tarate sulla base delle variabili esigenze dei lavoratori e commerciali e sia in grado di accogliere tutti gli umani che desiderino parteciparvi, potendo ognuno godere di un LAVORO MINIMO GARANTITO, coi periodi tra un impiego e l'altro coperti da un REDDITO da CITTADINANZA.

Per ottenere un tale moderno sistema d'organizzazione del lavoro, non possiamo non dedicarci subito alla ristrutturazione del PUBBLICO IMPIEGO. Questo è una parte importante della nostra Res Publica e va dunque aperto e partecipato, quindi assegnato a TEMPO DETERMINATO, da chiunque voglia prestare servizio, purché dotato dei requisiti necessari al ruolo. La temporaneità, lungi dall'essere una sciagura funzionale o reddituale, è proprio quel che ci vuole per assicurare una costante evoluzione dei servizi e la totale scomparsa della corruzione.

Il settore pubblico, riorganizzato su basi eque e partecipative, privilegerà quell'aspirante lavoratore che abbia prestato servizio, nel pubblico o nel privato, meno di altri. In tal modo fornirà quell'ECONOMIA di BASE, EQUA e SOLIDALE, quel serbatoio di impieghi, da espandersi o contrarsi sulla base delle esigenze dei singoli e della società, in grado di garantire ad ognuno una vita degna di essere vissuta. Il PUBBLICO IMPIEGO PARTECIPATO è anche necessario al fine di liberare il settore privato dai gravami sociali di cui ingiustamente soffre oggi.

Al punto in cui siamo è inevitabile, per risolvere non solo problemi specifici ma proprio per fornirci di un energico propellente economico, osservare il nostro sistema nel suo insieme e modificarlo di conseguenza. Si tratta di far sì che il settore pubblico si faccia carico dei suoi doveri democratici e di liberare il settore privato da incombenze che non gli competono.



3) RIDEFINIZIONE DEL PATTO SOCIALE

Una tale ristrutturazione della società abbisogna di essere percepita innanzitutto da noi stessi proponenti in tutti i suoi aspetti e potenzialità. Va poi comunicata estesamente ai cittadini al fine che anch'essi l'apprezzino e desiderino. Proprio in ciò si configura la riformulazione del nostro PATTO SOCIALE. Concretamente il progetto va realizzato attivando un sito web, confezionato intorno ad un software gestionale in grado di evolvere costantemente per avere una taratura sempre perfetta del sistema, con cui interfacciare domanda ed offerta di lavoro pubblico. Su questo sito potranno essere pure segnalate le attività improduttive al fine di virare energie umane e risorse finanziarie dove invece più opportuno. A quest'ultimo riguardo, alla moneta unica europea si affianchi una nuova valuta nazionale al fine di avere piena libertà di gestione di quella parte di economia inerente l'interno del Paese.


Realizziamo questo progetto e diverremo
il PAESE di RIFERIMENTO per l'intero Globo.


Danilo D'Antonio

PUBBLICO IMPIEGO PARTECIPATO
http://www.hyperlinker.com/ars/pre_index_it.htm



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